Il sistema del Patronage
di Rory
Naismith
Il potere della nobiltà

Il potere
aristocratico in Bretonnia deriva da una cosa sola: la terra. Coloro che
possiedono la terra hanno il potere, e dal momento che è la nobiltà a possedere
ancora la maggior parte della terra, costituisce il più importante gruppo del
paese.
Ai tempi
della prima conquista e insediamento in Bretonnia circa 1500 anni fa, i re
dovettero fondare la loro autorità mettendo grandi guerrieri e magnati in
carica nei territori appena conquistati. Questi governatori dovevano essere
tosti e sicuri di sé per poter proteggere i popolani dai molti nemici che
continuavano a strisciare negli angoli più tenebrosi del paese. Gli ordini
minori, sia i popolani che gli altri nobili, fecero giuramento di fedeltà e
servizio ai signori locali in cambio della loro protezione. Da questo costume
sorse il sistema feudale e, infine, il moderno Patronage.
All'inizio i
governatori regionali tenevano il potere direttamente dal Re, ma negli anni i
titoli e le reggenze divennero ereditari ed, eventualmente, più o meno
indipendenti dall'influenza regia. Per molto tempo (da circa 1300 anni fa a
circa 300 anni fa) la nobiltà regionale regnava incontrastata nei propri
domini, con molti grandi gruppi famigliari moderni come i De Semblancy che
acquisirono rilevanza in questo periodo. A partire da circa l'anno 2100 C.I.,
comunque, la corona iniziò a reclamare per sé molto del loro potere nelle
province utilizzando la persuasione e l'intrigo tanto quanto il freddo acciaio
per dominare i recalcitranti ducati e contee. Il lento processo di
restaurazione del potere regio era lontano dal suo completamento, con la
nobiltà che continuava ad essere estremamente ricca e importante, allo stesso
tempo restavano parecchio volenterosi nell'intraprendere azioni contro la
corona, sebbene l'aperta disobbedienza fosse rara. In generale Charles III de
la Tête d'Or è lontano dall'avere un grande potere sulla sua terra e sulla
nobiltà, rispetto ad esempio a quello che l'Imperatore ha sull'Impero, e di
solito conta sui nobili da portare alla sua causa, solo se sperano di
guadagnare favore reale. È attraverso i nobili che Charles può radunare
eserciti e raccogliere molte delle sue tasse dalle province: qui il potere
regio non è ancora abbastanza radicato da sorpassare i loro antichi privilegi.
A Bretonnia
ci sono più di mille famiglie nobili, una gamma enorme di ricchezze e potere
dai più impoveriti dei cavalieri aggrappati disperatamente alle loro decadenti
proprietà, fino agli abbondanti e opulenti magnati, capi delle più grandi
famiglie del paese come ad esempio i De Semblancy ed i Capucinet. Nel mezzo
stanno molti diversi gradi di nobiltà regolati dai titoli di Duca, Conte,
Visconte e similari, dando un'idea generale di posizione aristocratica. Tanto
per rendere la questione un po' più complicata, molti dei più grandi nobili
reggono più di un titolo e di una proprietà; alcuni dei più importanti
dovrebbero tenere una dozzina di titoli che offriranno ai parenti come favore.
I gradi più
elevati del clero sono anch'essi sotto dominio dei nobili, è comune per i figli
più giovani di un nobile entrare in uno dei vari sacerdozi mentre all'erede
resta il controllo delle terre ancestrali; in questo modo enormi blocchi di
potere che vanno dalla sfera spirituale a quella materiale vengono costituiti dalle
avide casate. In particolare i Cardinali sono quasi sempre di discendenza
nobile; le loro preoccupazioni sono troppo spesso più politiche che teologiche,
ma soltanto questi possono meritare abbastanza denaro e supporto da essere in
grado a vincere le "elezioni" per queste influenti cariche. Forse l'esempio
più calzante di questa duratura tradizione è Henri Armagnac Dumourieux,
Cardinale della Chiesa di Shallya, Primo Miniastro e attualmente l'uomo più
potente di Bretonnia dopo il Re.
L'Organizzazione della nobiltà
Patronage: Il Patronage non è un
concetto nuovo tra la nobiltà bretoniana. In un modo o nell'altro esiste da
almeno 1500 anni, ed è sorto dal sistema istituito dai primissimi sovrani al
fine di mantenere una parvenza di ordine nella turbolenta società del periodo. Comunque
uno dei maggiori cambiamenti ha avuto lungo nel corso degli ultimi trecento
anni, il potere e il prestigio della monarchia sono cresciuti. Adesso i più
grandi nobili combattono per il favore della Corona così come gli uni contro
gli altri.
Il Patronage
essenzialmente consiste in nobili di basso rango (clienti) che accettano di
servire una famiglia nobiliare superiore. In cambio del loro supporto militare
e politico, la famiglia più grande (patrona) concede favori e protezione ai
propri clienti, che possono avere la forma di denaro, terre, ruoli di governo,
prestigio a corte o un matrimonio vantaggioso. I termini patrono e cliente sono
usato raramente in pubblico, poiché riferirsi direttamente a qualcuno come
vassallo di qualcun'altro è un affronto all'orgoglio che esiste in tutti i
livelli della società bretoniana. Comunque l'interno sistema è nella maggior
parte dei casi tacito, basato su legami di sangue e onore (i giuramenti sono
tenuti in serissima considerazione dai bretoniani, e accusare qualcuno di
rompere una promessa è fonte di profondo oltraggio). In ogni caso i documenti
che stipulano accordi stanno diventando più comuni col lento crescere della
classe burocratica. Le importanti transazioni terriere, i matrimoni e altri
affari oggi vengono di norma affidati a uno scritto sigillato da numerosi
testimoni, ma molti dei nobili più tradizionalisti (che, dato il
conservatorismo di Bretonnia sono in maggioranza) preferiscono ancora il
"tocco personale" e il grande senso di controllo offerto da una
promessa verbale diretta. I popolano, che sono perlopiù illetterati, hanno
paura e timore reverenziale nei confronti delle scartoffie, viste come un altro
trucco dei nobili e dei proprietari territori per dare il meglio di sé; malgrado
questo, ogni volta un contadino è forzato in un qualsiasi accordo importante,
se possibile otterrà sempre una registrazione scritta delle condizioni per
accrescere la propria posizione tra i vicini, non importa il fatto che soltanto
molto raramente sa qualche cosa riguardo a cosa dice il documento.

Il Patronage
più costruttivo è una rete di nobili e di loro dipendenti che forniscono
l'ossatura delle forze militari e delle spedizioni del Re. Gli stendardi della
nobiltà formano la spina dorsale dello schieramento bretoniano, col Re che
ancora gode l'antico diritto di ordinare alla nobiltà di assisterlo durante la
guerra portando i loro seguiti sul campo a suo nome. Comunque, se una campagna
appare particolarmente ardua, i nobili chiederanno un qualche tipo di favore
extra dal Re in cambio dell'impegno del grosso delle loro forze. Ciò potrebbe
essere l'esenzione dalle tasse per quell'anno, o forse il controllo su tutto
ciò che conquista in seguito alla campagna.
Apprentissage: I nobili bretoniani sono
introdotti al sistema del Patronage fin da tenera età. I figli, e in
particolare gli eredi, vengono di norma spediti nelle famiglie dei patroni per
l'apprentissage nelle arti della guerra e della vita elegante; cioè a cacciare,
lottare, giocare, bere e gozzovigliare, tra le altre seducenti attività.
Un'altra ragione per l'apprentissage è quella di instillare il rispetto e la
lealtà verso il patrono (dato l'immenso valore che i bretoniani ripongono nella
tradizione e nella continuità), che spesso conta di più di quella dovuta al Re,
ma pochi nobili immaginano questa eventualità, così non hanno problemi nel
servire sia il Re che il patrono in maniera diligente. Negli anni recenti sono
sorte alcune situazioni nelle quali questi due sistemi ideali sono entrati in
conflitto, e se lo facessero i fondamenti basilari della società bretoniana
sarebbero scossi nelle loro fondamenta. Una crisi del genere nacque durante
l'Affare della Vergine Solitaria, sulla disputa riguardo l'eredità di Jeanne de
Beaumanoir nel 2234 C.I., che portò all'aperta ribellione contro il Re l'allora
potente famiglia Mignon, facendo nascere una lunga e aspra guerra civile lungo
la Bretonnia orientale. Bourgon reca ancora le cicatrici di tale conflitto, e
le terre di Beaumanoir sono tutt'oggi motivo di costernazione.
Le classi inferiori e il patronage: Non
soltanto la nobiltà partecipa ai benefici e alle insidie del sistema del
patronage. I vassalli di ciascun membro di una rete clientelare se ne concedono
una versione in scala inferiore. Per esempio i contadini sulla terra di un signorotto
si aspetteranno i favori e il supporto dal proprio proprietario terriero, che
in cambio riceverà aiuto dalla nobiltà locale. C'è moltissima rivalità tra
coloro che stanno su un piano di parità che litigano e complottano per
privilegi minori e vantaggi da quattro soldi.
I contadini
mendicano con servilismo esenzioni e diritti per avere più terra, i
gentiluomini si sforzeranno per accaparrarsi un legame di sangue col livello
più basso della nobiltà.
Il sistema
funziona perché entrambe le parti hanno bisogno delle altre per mantenere la
loro posizione odierna e per competere coi propri simili. I signorotti si
affidano alla buona volontà dei propri locatari per mantenere la fornitura di
beni e denaro che garantisce il favore della nobiltà. Più semplicemente: i
giuramenti e i servizi di patronage cementano la società bretoniana.
È difficilissimo per chiunque avanzare di
ceto, o almeno è difficile farlo con semplicità. Dal Re con mandato divino fino
al più basso servitore, ognuno è assegnato al proprio compito e vi si deve
attenere. Molto semplicemente il tentativo di cambiare questo ordine è una
sfida diretta a un sistema sociale accettato e al senso di decoro civile.
Chiunque abbia pretese di grandezza è fortemente disapprovato, umili contadini
o mercanti con tali ambizioni sgradevoli si possono aspettare di venir messi a
morte o se sono fortunati mandati come schiavi alle galere. La mobilità sociale
è quindi rara e difficoltosa. Quasi tutti considerano la tradizione e la
coerenza aspetti essenziali della vita. Chiunque sconvolge il sistema suscita
profonda sfiducia e sospetto. Altresì eguagliare i migliori è il passatempo
preferito su tutti i livelli della società: i contadini discutono su quale
cavoli sono più grandi e chiedono alla piccola nobiltà locale di arbitrare le
dispute, mentre i Conti cercano di costruire i castelli più elaborati.
Accademici,
professionisti e maghi nelle città e nelle università bretoniane contano sulla
lealtà dei propri clienti come una sorta di patronage e servirsi altrove è
visto in modo più simile a un insulto anziché no. Lavori importanti e grandi
pubblicazioni hanno anche bisogno di investimenti su larga scala a favore dei
patroni ricchi, tipicamente gilde e nobili che desiderano inserire il loro nome
sull'ultima e più illustre conquista culturale. Violente contese hanno luogo
perché studiosi e artisti in competizione cercano di dimostrare l'importanza
del proprio progetto o si oppongano ad altri.
Il patronage
si estende anche alle classi urbane di Bretonnia, che lavorano nel loro piccolo
(spesso molto arrogante) mondo isolato dalla maggioranza rurale. I boss della
malavita hanno reti clientelari di scagnozzi, mentre importanti famiglie di
mercanti borghesi tengono i commercianti minori nelle proprie mani e possono a
loro volta tentare di entrare nelle file della gentry o dell'aristocrazia.
Malgrado la loro ricchezza derivante dal commercio, questi mercanti continuano
a vedere la nobiltà e il possesso della terra come il vero lasciapassare per il
potere e il prestigio a Bretonnia, e hanno ragione. La ricchezza derivata dal
commercio è insicura e viene disprezzata dalla nobiltà onnipotente. Chi ha reso
realtà il sogno dell'acquisto di terra è conosciuto come "noblesse de robe", e attira il
disprezzo dei membri consolidati della classe superiore dei proprietari. Il
vero atteggiamento dell'aristocrazia nei confronti delle elite urbane è
ambiguo, comunque, coi molti nobili che stipulano trattati coi mercanti e con
le gilde per la regolazione del commercio e la fornitura di materia prime, il
profitto è da entrambe le parti. Il coinvolgimento in qualsiasi tipo di
commercio è visto come "gauche"
dalla nobiltà, tali coinvolgimenti sono organizzati in modo molto discreto e
raramente discussi. I mercanti comunque si riempiono di moltissimo orgoglio
nell'avere relazioni con persone di alto lignaggio. L'incapacità dei membri più umili della
società urbana di guadagnare qualsiasi tipo di patronage spesso porta a
disordini in città. Semplicemente non hanno niente da offrire al resto della
società a parte una bocca in più da sfamare, o se va meglio, un pugno e un
grido in più nella folla. Di conseguenza per un grande attore cittadino è molto
facile riunire enormi folle di clienti a breve termine attraverso offerte di
cibo o lavoro.
Va ricordato
che il patronage esiste non come via per affermare la gerarchia esistente coi
legami delle differenti classi attraverso giuramenti di servizio e lealtà
totale, non è un mezzo di scalata sociale. La gente può uscire dal proprio
posto all'interno del sistema solo con grande difficoltà e la maggior parte
delle persone ne sta fuori per restare dov'è, in relativa pace e comodità. Questo
fondamentale rispetto per la sicurezza è una tradizione consolidata e una
strutturata ben definita che domina la società bretoniana.
Cambiare bandiera: È possibile che la
fedeltà di qualcuno cambi da un patrono a un altro, e i patroni sono ugualmente
capaci di ritirare i propri favori ai clienti. Comunque, a meno che non si
tratti di circostanze davvero insolite, cambiamenti di sorta sono comuni solo
ad altissimi livelli, dove le famiglie più potenti della terra lottano (spesso
con violenza) per il dominio di importanti eredi, città e palazzi, o per le
attenzioni del sovrano. Più in basso nella gerarchia sociale cambiare bandiera
senza una buonissima ragione è visto negativamente, come fosse un tradimento, una
rescissione di un giuramento o il non adempire ai doveri che ci si aspetta da
ognuno.
Per i
contadini, non stupisce, faticano più degli altri a cambiare patrono. La gentry
e i nobili locali possono solitamente condurre forze giudiziarie soverchianti
per tenere sotto ogni contadino che crede di avere sufficiente risentimento da
desiderare di diventare cliente di qualcun'altro. La paura e un innato
conservatorismo rendono rari questi casi. In ogni caso a volte il potenziale
nuovo patrono offre il suo aiuto legale al processo per un aspirante nuovo
cliente, con grandi dispute che si svolgono nei tribunali locale per il
controllo di un territorio fertile o comunque desiderabile. Complicazioni,
ambiguità e antichi bizzarri precedenti rendono tutti i casi di questo tipo
estremamente interessanti, così vengono seguiti da vicino da chiunque sia del
posto.
Di frequente
si lascia il patronage di certe fattorie o terre ad altri, col risultato della
frammentazione dei beni e il cambiamento nella rete clientelare. Infatti è in
questa materia che si vedono le più importanti differenze tra i popolani liberi
e i servi o villani. I popolano liberi sono coloro che lavorano la propria
terra ma la tengono in feudo da un proprietario o un nobile, e sono, almeno in
teoria, liberi di scegliersi un altro patrono se hanno da lamentarsi di qualche
cosa. Questi individui hanno uno stato leggermente superiore all'interno dei
tribunali. I servi, invece, coltivano la terra posseduta direttamente da un
nobile o un signorotto e praticamente non hanno alcun diritto o libertà di
cambiare la loro fedeltà o anche di lasciare le terre del proprio signore.
Possono essere venduti, comprati o dati via impunemente dal loro padrone , sono
considerati soltanto poco più che veri e propri schiavi.
L'estensione del patronage: Il
paesaggio bretoniano è dominato dalle reti patronali, chiunque, in ultima
analisi, è fedele alla persona direttamente sopra di lui. Generalmente si
tratta di un modello geografico, con una grande famiglia che tiene grandi
appezzamenti sia privati sia terre dei nobili vicini sotto patronage regio, che
nonostante i recenti secoli di dissoluto favori e concessioni resta sempre il
patrono più ricco e potente del paese. Il re non ha soltanto enormi
possedimenti nel dominio reale (i più in Breton), ma riceve anche i pagamenti
delle tasse da tutta la nazione (può esonerare dai alcuni o da tutti i tributi,
è un privilegio comune garantito alle città e ai nobili più importanti).

Ai sensi
delle leggi bretoniani più antiche e fondanti è proibito che si erediti terra
attraverso linea femminile, le donne non possono votare nelle elezioni
cittadine e anche in molti altri aspetti le donne si trovano davanti a una
strada in salita. Comunque, se non c'è altra alternativa la legge a malincuore
rispetta il passaggio della terra per linea femminile, anche se si prevede che
ella si risposi e la terra passi a suo marito e in seguito ai suoi figli.
Nonostante questo ci sono stati molti casi nel passato di donne forti e
ostinate che hanno affrontato e battuto qualsiasi cosa che la società
maschilista gli abbia gettato contro. Gli uomini di Bretonnia hanno un sano
rispetto per l'ira nascosta e per le abilità persuasive del gentil sesso, non è
raro per uomini molli rinunciare ai loro diritti legali sotto lo sguardo
austero della propria moglie o madre.
Un esempio di patronage
In seguito è descritto una tipica catena di patronage, essa mostra come i più banali contadini siano eventualmente legati al re nello schema complessivo della società.
In fondo al
mucchio c'è Jacques Morin, un piccolo contadino libero che vive nelle Flandres, nel piccolo villaggio di Bois l'Ortui, la sua terra è appena
sufficiente per mantenere sé stesso, sua moglie e i suoi sette bambini in modo
confortevole. Al momento sta chiedendo al suo patrono diritti per diventare
guardiano della sua parrocchia, un posto che gli garantirebbe alcuni
piccolissimi ma competitivi e ricercati privilegi sopra i suoi vicini, come ad
esempio il potere di rimuovere le recinzioni fastidiose, come quella che
sconfina nel suo campo a nord.
Sopra di un
gradino sta Lucien d'Ivressy, il
proprietario terriero locale e membro della gentry. Diversamente dalla nobiltà,
la gentry ha bisogno di essere parte attiva nella gestione delle terre per fini
economici, la loro esistenza è ben l'ungi da essere sicura e confortevole come
quella della nobiltà. Tuttavia essi custodiscono gelosamente il benessere e il
potere che gli sono concessi dal proprio status elevato. Lucien controlla
cinque villaggi nelle Flandres,
incluso quello dove abita Jacques Morin,
Bois l'Ortui. Anche se ormai è sulla
sessantina ed è troppo suscettibile al freddo per avventurarsi fuori dalla sua
abitazione fortificata eccetto che in estate, Lucien si assicura che le sue
terre vengano gestite in modo rigoroso e in generale con efficienza. I suoi
balivi sono noti per essere intransigenti e pronti coi pugni. Proprio come egli riceve richiesta da Morin
per piccoli vantaggi, Lucien è in egual modo desideroso di premere per gli
interessi della famiglia d'Ivressy su
coloro che stanno sopra di lui. La genealogia è il suo passatempo preferito
(dichiara di essere capace di tracciare un legame, tenue, con la famiglia
reale, sarà orgoglioso e spiegherà volentieri il legame a chiunque abbia
qualche ora libera). Oggi la sua preoccupazione principale è il matrimonio di
suo figlio Armand. Spera di avere la mano della figlia del suo patrono per promuovere
la linea di sangue e, si spera, il potere della famiglia d'Ivressy.
Il Barone Antoine Romier de l'Estat è il patrono
nobile che ha la fortuna di essere soggetto alle attenzioni di Lucien. Romier è
soltanto un nobile minore che possiede circa una mezza dozzina di clienti dello
status gentry e una assai vasta (anche se, va detto, non ben gestita) tenuta
personale. In generale Romier è troppo occupato con fatti d'onore e di corte
per preoccuparsi in prima persona delle piccolezze come la gestione della terra.
Tale oneroso compito è lasciato ai suoi amministratori. Una volta a settimana
Romier si siede per un pomeriggio di udienze coi propri clienti e fittavoli
ascoltando suppliche e rimostranze. Normalmente si annoia da matti dopo circa
un'ora e mezzo ed è costretto a rinviare il procedimento a causa del mal di
testa. Egli ha un gran numero di figli, cinque dalla sua sposa odierna Marie (è
la terza) e almeno undici da varie femmes
de la nuit nelle città e nei villaggi di tutta la Bretonnia, uno o due dei
quali sostiene con vitalizi che elargisce ogni tot mesi. Il quasi costante
lecchinaggio di Lucien d'Ivressy lo
diverte e lo irrita, egli è certamente il più obbediente ed efficiente dei suoi
clienti, gareggia apertamente per presentarsi coi tributi più scelti nella
speranza dei più grandi omaggi e dei più lucrosi favori. Quello che Romier non
ha detto a d'Ivressy è che ha già trovato una sfilza di mariti per le sue tre
figlie. Pianifica però di tenere Lucien e Armand sulle spine il più a lungo
possibile per garantirsi un miglior servizio.
Il patrono
di Romier è il potentissimo cardinale Henri
Armagnac Dumouriex, consigliere principale del re e leader di una fazione
di corte molto solida. Tuttavia, Romier in questo caso è uno tra una grande
folla di nobili che sono in debito verso il cardinale, infatti è inusuale che
non ci sia un altro livello di patronage tra un barone del livello di Romier e
una figura come quella di Dumouriex. Ovviamente i rapporti diretti tra i due
uomini sono rari, è improbabile che il cardinale si ricordi di Romier più che
il nome, o forse il grado di contributo che è capace di fornire alla sua causa.
Sebbene
Romier colga ogni opportunità che ha per visitare la famiglia del cardinale
(che è posta nella Maison Verte a
Couronne) e anche, una o due volte, la corte reale a Palazzo Oisillon, non è
semplice spiccare in mezzo alla folla. In entrambi questi luoghi viene oscurato
dai molti duchi, conti e nobili di rango maggiore che anche loro desiderano
assicurarsi i favori del grande magnate. Ciò però non ferma i suoi tentativi,
Romier nutre ambizioni di garantirsi
un'influenza diretta sul cardinale, di avere rapporti con la sua famiglia ed,
eventualmente, concessioni di terra e posizioni dalla corona. Comunque che le
abilità politiche del barone siano o meno all'altezza della situazione è
completamente un'altra questione. soltanto una parola o un gesto inopportuni
sono sufficienti per mettere fine a qualsiasi possibilità di avanzamento e
possono sfociare in qualcosa di assai peggiore e di sicuro non da gentiluomini.
Il cardinale
Dumourieux in teoria è cliente del re, dopotutto non c'è qualcuno di più
potente di lui a cui rivolgersi. Le relazioni a questo livello non sono tanto
differenti da quelle di livello più basso, i cambiamenti maggiori stanno
nell'ampiezza delle azioni e delle decisioni prese. Ora non sono in gioco solo
qualche tenuta e villaggio, ma intere province e migliaia di vite. Inoltre, il
re stesso ritiene opportuno impegnarsi nelle questioni più vitali rendendo il
suo patronage il più ricercato, ma pochi avrebbero il coraggio di premere
apertamente per la propria causa davanti a Charles III, che è noto essere
mutevole nei suoi stati d'animo.
Dumourieux è impegnato in un duro e spietato intrigo col re e con altre
famigli nobiliari preminenti, è impegnato da decenni in trame ombrose e non ha
remore nell'uso di mezzi subdoli per vincere e sorpassare i suoi più grandi
rivali, in particolare la famiglia De Semblancy. Al fine di evitare che
l'opposizione guadagni qualche vantaggio su di lui, il cardinale è obbligato a
trascorrere gran parte del suo tempo a Guisoreux e a Palazzo Oisillon lasciando
la gestione delle sue terre e i clienti al suo capace fratello maggiore
Henri-Philippe. Il cardinale mantiene una grossa fazione a Palazzo Oisillon
composta dai principali suoi clienti e da quelli di suo fratello. La
composizione esatta di questa fazione a palazzo è in parte mutevole, con pochi
compagni costanti di indubbia abilità e influenza che stanno accanto a compagni
minori che prendono occasione per visitare la corte reale e alla fine raccolgono
qualche avanzamento come ricompensa per il loro supporto. In cambio di questa
partecipazione e aiuto politico il cardinale è capace di garantire benefici di
natura finanziaria, organizzare matrimoni vantaggiosi e a volte presentare i
propri candidati per importanti posizioni di governo. La relazione del cardinale stesso col re
viaggia su un livello più istintivo. La lealtà e il servizio al re sono
impliciti, e dal momento che Dumourieux ha già una posizione di potere la sua
principale preoccupazione è mantenerlo. Lui e i più grandi nobili vedono il re
e le sue volontà come cose malleabili e aperte all'interpretazione, in parte
perché Charles stesso di rado tratta direttamente con le persone sulle
questioni di governo, quindi questi tendono a fare da soli per poi applicare
queste azioni in una qualche interpretazione al doveroso servizio nei confronti
della Corona, o persuadono il re a fare ciò che vogliono piuttosto che ciò che
sarebbe meglio fare. In altri casi preferiscono dedicarsi ad attività più
salubri, ma il senso fondamentale della lealtà alla Corona che si trova anche ai livelli più alti della
società impedisce la ribellione aperta, o almeno fino ad ora lo ha fatto.
Nessuno ha mai goduto di tale rilievo e potere come il cardinale Dumourieux, o
almeno nessuno con un passato oscuro quanto il suo. Nella sua ascesa al potere
il cardinale ha fatto sorgere numerose lamentele che possono anche ritorcersi
contro di lui.
Così, tutti,
da re Charles II de la Tête d'Or fino a Jacques Morin sono uniti nella grande
rete clientelare che compone le fondamenta della società bretoniana.
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